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Immagine del redattoreDott.ssa Antinoro Anna

Perchè il nostro cervello tende a farci rimuginare?

Il rimuginio è uno dei problemi che caratterizzano l'epoca attuale.

In un periodo come questo caratterizzato da incertezza, paura del domani, situazioni che cambiano continuamente, rimuginare e pre-occuparsi prima che accadano le cose, sono una strategia "apparentemente" utile a limitare più possibile qualcosa che pensiamo possa essere catastrofico e irriparabile.

Insomma, in generale si crede che rimuginare possa essere utile a trovare prima possibile la soluzione ad un problema ma in realtà, è praticamente il contrario.


Non è il rimuginare che ci aiuta a stare meglio ma il portare a termine gli obiettivi prefissati o risolvere una situazione che gratifica. La vera tranquillità quindi non nasce dal cercare di risolvere una situazione ma, nel risolverla.


Fino a quando quindi una situazione non si risolve, cosa succede?

Viviamo nell'incertezza. L'incertezza è una condizione di mancata certezza e si sa, spesso il non sapere le cose è ciò che manda davvero in crisi.

Cosa succede quindi al cervello in una condizione di incertezza?


COSA DICONO LE NEUROSCIENZE

Uno studio che è stato pubblicato su Nature Reviews Neuroscience spiega che il non sapere, mette in discussione molti processi mentali che governano la nostra routine e quotidianità.

Quando qualcosa quindi non è chiaro o definito, il cervello attiva per istinto una reazione di vigilanza e di allerta.

L'incertezza quindi è attivatrice di paura e preoccupazione e questa diventa una vera e propria lotta tra emozione e pensiero.


Cercare attraverso il rimuginio quindi una risposta, aiuta le persone ad alimentare un senso di controllo credendo di rendere tutto più gestibile, anche in ciò che sembra terribile da sostenere.

Meglio una scelta quindi meno funzionale e faticosa che un'incertezza con cui dover convivere.

Altre ricerche spiegano che più ci si preoccupa e meno si avrà la sicurezza di poter risolvere il proprio problema e le scelte che ne conseguiranno, potranno persino essere peggiori del non fare.

Allo stesso modo, oltre al rimuginio mentale, c'è anche un altro meccanismo che alimenta una forma di fatica mentale, la bulimia informativa. Cercare su Google spiegazioni, risposte, informazioni, ecc, può essere controproducente poichè avere troppe informazioni da gestire alimenta la confusione e incertezza.


LE STRATEGIE EVOLUTIVE

Combatti, fuggi o congelati. La paura iniziale stimola adrenalina e noradrenalina che alimentano attenzione e motivazione. Quando aumenta questo sistema di allerta interviene il cortisolo che si concentra solo più su ciò che è minaccioso.

Se supera la soglia di tolleranza eccessivo e ci si sente impotenti, la nebbia prende il sopravvento e ci si paralizza definitivamente. Rispetto alla paura condivido con te un video che ho fatto qualche tempo fa.


COME POSSIAMO AGIRE SU QUESTO?

  1. Innanzitutto prendi consapevolezza. Se sei spaventato, la prima cosa che devi fare è "calmare" la tua attivazione fisica. Respira profondamente, cammina e prenditi un tempo per dire al tuo corpo "è tutto ok". Dopo puoi tornare a rifletterci su.

  2. Cerca qualcosa che stimoli il tuo piacere. Ogni qual volta ti senti frustrato per una situazione, è perché hai un bisogno alla base di cui è importante occuparti e prenderti cura. Farlo è un ottimo esercizio per interrompere il rimuginio. Fare qualcosa di piacevole infatti stimola dopamina ed endorfine.

  3. Limita il giudizio di ciò che provi. Approvare ciò che fai e senti, è funzionale per aumentare il senso di autoefficacia e competenza. Hai un'ostacolo? dedica un tempo per valutare più opzioni, riconosci il lavoro che hai fatto e poi, stacca. Non importa risolverlo subito, l'importante è darsi il tempo per poterlo capire e fare tutto ciò che si può fare.

  4. Sii curioso e impara ogni giorno qualcosa di nuovo. Può essere una parola che non conosci, una notizia che approfondisci, una pagina di un libro che ti piace, insomma, anche la curiosità interrompe la voglia di rimuginare.

La sicurezza la si dimostra mettendo ottimismo e fiducia in quello che può succedere di diverso, con un grado di realismo che riguarda ciò che non è controllabile e gestibile dalla nostra volontà.

Insomma, "sicuro" è colui che riconosce di non sapere, di non potere e di avere dei limiti rispetto ad alcune situazioni.

Quindi concludendo, avere pre-occupazioni, situazioni da risolvere, pensieri ridondanti è assolutamente parte della natura umana e della sopravvivenza. I nostri antenati dovevano prevedere i pericoli per salvarsi.


Oggi abbiamo uno stato di sopravvivenza garantito negli elementi di base, puoi perciò dedicare del tempo anche a imparare a tollerare l'incertezza e nell'affermare che non potrai trovare risposta a tutto ma che questo non ti renderà una persona problematica o insicura.


Prenditi il tempo per capire, conoscere e valutare, limita questo tempo, prendi ciò che di buono puoi prendere e , vivi, la vita è adesso.


Dott.ssa Anna Antinoro


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